Campagna della Rete per il diritto all’identità – Italia in collaborazione con le Abuelas de Plaza de Mayo e la Conadi
Presentata a Roma l’iniziativa volta alla ricerca di figli dei desaparecidos presenti nel nostro Paese
ROMA – È stata presentata oggi pomeriggio, nella sala stampa della Camera dei Deputati a Roma, la campagna di informazione e sensibilizzazione volta alla ricerca di figli di desaparecidos argentini eventualmente presenti in Italia.
Un’iniziativa della Rete per il diritto all’identità – Italia, che riunisce associazioni, ong, onlus ed istituzioni pubbliche che promuovono anche nel nostro Paese l’impegno messo in campo dalle “Abuelas de Plaza de Mayo” – le nonne dei cittadini argentini torturati e fatti scomparire nel corso della dittatura militare che governò il Paese sudamericano dal 1976 al 1983 – e dalla Commissione nazionale per il diritto all’identità (Conadi) per il ritrovamento dei figli dei desaparecidos.
Occasione del lancio della campagna, la visita in Italia Estela Carlotto, presidente delle nonne di Plaza de Mayo, che ha incontrato proprio oggi insieme ad Horacio Pietragalla, deputato argentino che ha scoperto di essere figlio di desaparecidos, – entrambi di origine italiana – il Comitato per i diritti umani della Camera dei Deputati. A quest’ultimo sono state rivolte alcune richieste proprio a proposito della ricerca di questi giovani desaparecidos, stimati in circa 500, “105 di essi al momento già ritrovati – ha segnalato Cecilia Rinaldini, giornalista di Radio Rai moderatrice dell’incontro.
A porgere il saluto della Camera è stato Massimo D’Alema, deputato del Pd e presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), che ha evidenziato il sostegno dell’Italia alla battaglia per la ricerca di verità e giustizia dovuta a coloro che hanno subito i tragici danni della dittatura militare argentina. “Un impegno già testimoniato nei processi svolti in Italia ai militari argentini responsabili di sparizioni a carico di cittadini italiani, dibattimenti in cui il nostro governo si è costituito parte civile – ha sottolineato D’Alema, ribadendo l’importanza che anche il sostegno a questa ulteriore iniziativa venga fatto proprio da governo ed istituzioni italiane, “coinvolgendo anche le nostre rappresentanze diplomatiche all’estero, così da dimostrare coerenza e fermezza in questa battaglia di civiltà e giustizia nella difesa dei diritti umani”. “Una difesa – ha precisato D’Alema – che vale oggi soprattutto per quei giovani che vivono ancora all’oscuro della propria identità e della loro storia”.
Estela Carlotto ha ringraziato l’Italia per l’ascolto dato alle istanze sollevate dalle Abuelas in questi 35 anni di vita dell’associazione, “specie quando in Argentina dicevano che nulla stava accadendo, e intanto ci venivano sottratti figli e nipoti, e noi – prosegue – venivamo accusate di essere pazze”. “Se torniamo qui oggi è perché questa vicenda non si è ancora conclusa: tra quei nipoti che stiamo cercando potrebbe esserci anche il mio; potrebbe essere qui in Italia – afferma Estela Carlotto richiamando la sua vicenda personale da poco ricostruita in un film intitolato “Verdades verdaderas. La vita de Estela”, proiettato ieri sera al Nuovo Cinema Aquila a Roma.
La convinzione che possano trovarsi in Italia alcuni dei figli dei desaparecidos, che venivano sottratti al momento della nascita per essere consegnati a famiglie di militari senza apprendere nulla della loro vera identità, è maturata non solo visto il forte rapporto che lega italiani ad argentini, ma anche dal dato che quantifica in 2 milioni i cittadini che nel corso del default economico del 2001-2002 sono emigrati dall’Argentina in Europa. “Alcuni potrebbero essere cittadini di origine italiana rientrati in Italia insieme a ragazzi che oggi dovrebbero avere 30-35 anni e potrebbero essere all’oscuro della loro vera identità – suggerisce Cecilia Rinaldini, mentre Horacio Pietragalla illustra proprio il significato del percorso personale che lo ha portato a conoscere a 25 anni la sua famiglia naturale. “I miei genitori erano due militanti politici, credevano nella possibilità di creare un Paese più giusto e più egualitario – segnala Pietragalla, spiegando così anche la nascita della sua passione per la politica. “Insieme alla mia identità, ho riacquisito e compreso la mia storia – dice, – mi sono riappropriato della mia libertà”.
È intervenuto all’incontro anche Fabio Porta, deputato eletto per il Pd nella ripartizione America meridionale, che ha ricordato come l’audizione odierna al Comitato fosse “in continuità con iniziative sul tema già intraprese”, richiamando le interrogazioni formulate al governo sui casi di desaparecidos italiani e l’accordo raggiunto in merito all’apertura degli archivi diplomatici e consolari relativi agli anni della dittatura militare. “Se l’emigrazione italiana all’estero ha costituito una delle parti più rilevanti della nostra storia nazionale – ha aggiunto l’esponente democratico, – la nostra collettività emigrata in Argentina ne ha certamente vissuto le pagine più drammatiche”. “Con il nostro sostegno a questa iniziativa vogliamo fare un passo in più – ha concluso Porta, – nella consapevolezza che la memoria è l’elemento centrale di un Paese che non vuole ripetere gli errori del passato”.
A confermare il ruolo attivo del governo argentino nella ricerca della verità di quegli anni bui è stato Carlos Cherniak, responsabile dei diritti umani per l’Ambasciata argentina a Roma. “Come rappresentanti dello Stato argentino, il nostro impegno in questa campagna conferma la volontà del governo di proseguire sulla strada della difesa dei diritti umani, una tutela necessaria in qualsiasi democrazia matura – ha affermato Cherniak, segnalando la disponibilità delle rappresentanze diplomatiche del Paese sudamericano ad assistere coloro che intendano chiarire i dubbi relativi alla propria nascita. Sono previsti infatti nelle sedi diplomatiche di Roma e Milano dei totem informativi sulla campagna e la possibilità di procedere con l’esame del dna per risalire alla parentela diretta con i desaparecidos. Anche in questo caso, il contributo più importante si deve alle nonne di Plaza de Mayo, che hanno creato la prima banca dati che raccoglie i dna delle vittime della dittatura militare.
A sostegno dell’iniziativa sono intervenuti anche Tonio Dell’Olio di Libera, che ha segnalato come la ricerca di verità e giustizia accomuni questa battaglia all’impegno messo in campo a fianco dei familiari delle vittime delle mafie, Riccado Noury di Amnesty International, che ha evidenziato il “debito con l’Argentina che l’Italia ha solo parzialmente colmato con l’impegno, soprattutto di associazioni e stampa, per la conservazione della memoria” e Paolo Masini, del consiglio comunale di Roma, che ha annunciato l’adesione del comune alla campagna e l’impegno affinché venga intitolato a Franco Venturi ed Enrico Pankonin, due vittime della dittatura argentina nati a Roma, un istituto scolastico.
A completare l’illustrazione degli strumenti adottati per l’iniziativa è stato Jorge Ithurburu, della onlus 24 marzo: spot radiofonici, un volantino informativo ma anche una linea telefonica (335 5866 777) a cui rispondono i volontari di “Progetto Sur” e un indirizzo mail (dubbio@retexi.it) seguito dai volontari di “Kairos onlus” sono dedicati a coloro che avessero dubbi sul fatto di essere figli di desaparecidos in Italia. I due gruppi sono supportati dai due psicologi italo-argentini Rosa Maria Cusmai e Giorgio Corrente. Per informazioni: www.retexi.it. (Viviana Pansa – Inform)